Condannati gli autori della notte da Arancia Meccanica al Banshee di Lamezia

10 03 2010

Un anno e otto mesi. Questa la condanna per Davide Giampà, vent’anni, considerato colpevole dal Gip Barbara Borelli della scorreria in Piazza Mercato Vecchio il 6 settembre scorso, quando tanta gente venne letteralmente sequestrata nel pub “Banshee”.
Il branco di bulli per lo più minorenni guidato da Giampà quella notte fece di tutto: prese a calci e pugni diversi avversari nel locale affollato di gente tra cui una famiglia col suo bambino, poi andò via chiudendo tutti dentro come topi. Giampà in sostanza abbassò la saracinesca della pizzeria, dove restarono tutti terrorizzati. E lasciò sulla porta alcuni minorenni per presidiare il locale e fare in modo che non potesse uscirne nessuno.
Poi rientrò e tentò di fare uscire con la forza il titolare del pub, Marco Mercuri, che però oppose resistenza. Dopo tante botte il giovane Giampà lo lasciò andare richiudendo nuovamente la saracinesca con dentro gli avventori.
La notte di paura non finì lì. Perchè dopo un pò arrivò una pattuglia della polizia. Gli agenti però si limitarono a identificare Giampà ed i minorenni che stavano con lui, ma non portarono i ragazzi neanche in caserma. Suscitando così l’incredulità dei testimoni che reagirono con amarezza scrivendo anche lettere alla Gazzetta del Sud in cui chiedevano il ripristino delle regole del vivere civile uin città, dove soprattutto nelle serate di fine settimana in Piazza Mercato Vecchio più d’una volta in tanti erano costretti ad assistere alle bravate dei bulli di turno.
Quella notte toccò a Davide Giampà, che ha 20 anni e si porta dietro un nome pesante. Che comunque nè la polizia nè la magistratura collega in alcun modo a quello del clan omonimo al centro di diverse vicende di ‘ndrangheta in Via del Progresso.
«Fermi tutti è finita la festa», gridò quella sera di settembre Giampà appena entrato nel “Banshee” pieno di gente che tranquillamente era seduta ai tavoli. Poi un parapiglia: volarono botte da orbi. E dopo l’intervento inutile della polizia l’allora dirigente Pino Cannizzaro ci volle vedere più chiaro. Partì un’indagine e Saverioo Mercurio che guida la polizia giudiziaria riuscì ad arrivare a Davide Giampà. Che ad un agente che lo voleva ammanettare disse: «Lasciami stare, vedi che non ho paura di te nè della galera». E ancora invettive contro i poliziotti: «Lasciami i polsi, vattene! Chi ti credi di essere? Quello che mi ha tirato uno schiaffo è all’interno del “Banshee”, se lo prendo l’ammazzo. Liberami, li ho chiusi nel locale».
Paradossale la circostanza che quella stessa sera in Piazza Mercato Vecchio c’era un concerto rock nell’ambito della rassegna “Music against ‘ndrangheta” ed un convegno sul vicinissimo Corso Nicotera incentrato sulla lotta alla criminalità.
Giampà venne arrestato dalla polizia dopo una ventina di giorni, il 30 settembre. Contro di lui le accuse pesanti di sequestro di persona, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale. Per questi reati Giampà ha chiesto d’essere giudicato col rito abbreviato in modo da poter ottenere i benefici di legge, ed ha nominato suo difensore l’avvocato Gianluca Careri del foro lametino.
Ieri in udienza a porte chiuse il pubblico ministero Domenico Galletta ha chiesto 6 anni di reclusione per l’imputato. Il giudice Barbara Borelli ha condannato il giovane ad un anno e otto mesi, concedendogli le attenuanti generiche perchè ancora incensurato. Davide Giampà che era agli arresti domiciliari da cinque mesi è tornato in libertà, perchè il giudice ha accolto la richiesta dell’avvocato Careri.